L’impiego di semente certificata dà maggiori garanzie in termini di corretto insediamento della coltura, premessa fondamentale per adottare una corretta agrotecnica e ottenere una superiore produzione sia in termini di resa, sia di qualità.
Le recenti evoluzioni del mercato dei cereali hanno visto erodere i margini economici dei produttori agricoli, determinando il ritorno di forme di risparmio sul fronte dei costi colturali. Soprattutto nei cereali vernini, tra le diverse voci adottate per il contenimento dei costi si registra un sensibile aumento dell’impiego di semente non certificata e in molti casi di quella prodotta direttamente in azienda. Tralasciando gli aspetti relativi alle normative in essere nel settore sementiero, occorre ricordare quali sono i rischi ai quali un cerealicoltore si espone con l’impiego di semente non certificata. Gli aspetti più rilevanti che differenziano le sementi di qualità da quelle non controllate riguardano soprattutto la percentuale di semi germinati e di piante emerse, la vigoria della plantula e, anche negli stadi vegetativi successivi, gli aspetti sanitari sia del seme sia della pianta che successivamente ne trae origine. La semente non certificata raramente è soggetta a un’attenta vagliatura per la riduzione di semente striminzita o con calibri ridotti, tanto meno viene controllata relativamente agli aspetti sanitari per la presenza di quei patogeni fungini in grado di ridurre l’emergenza stessa e di rallentare o compromettere la crescita successiva. Riguardo all’importanza della dimensione e del peso del seme, per quantificare tali aspetti occorre tornare a lavori non sempre recenti. Nel frumento duro l’importanza della dimensione del seme . stata evidenziata da Akinci et al. (2008) che hanno rilevato limiti nell’impiego del seme di minori dimensioni sia in termini di emergenza colturale sia di produzione finale di granella, con riduzioni delle rese anche del 15%. In un’esperienza simile, Hare et al. (1999) hanno rilevato su frumento tenero analoghi svantaggi da lotti di semente di minori dimensioni, evidenziando inoltre che tali lotti presentano una contaminazione da funghi del genere Fusarium e Microdochium significativamente superiore rispetto a quella presente nei lotti migliori. In questo contesto la concia fungicida del seme assume quindi un ruolo di grande rilevanza. Tra le diverse specie fungine che possono essere ritrovate nella semente del frumento risultano particolarmente rilevanti i funghi del genere Fusarium, agenti delle malattie che colpiscono sia il culmo (mal del piede) sia la spiga (fusariosi della spiga) del frumento. In una ricerca condotta da Argyris et al. (2003), . stato evidenziato come l’aumento dell’incidenza di cariossidi infette da Fusarium graminearum, la specie pi. frequentemente ritrovata nei nostri ambienti, riduca fortemente il potere germinativo della semente: percentuali di infezione superiori al 50% rendono molto elevato il rischio di avere quasi metà dei semi non in grado di germinare in campo. Alle difficoltà di germinazione si aggiungono quelle successive, collegate alla manifestazioni delle malattie della giovane pianta durante l’insediamento e la successiva crescita, nel caso specifico di questo patogeno, della manifestazione di marciumi e imbrunimenti del colletto, con ridotto accestimento e funzionalità della pianta nella nutrizione della parte epigea, se non della premorienza durante la prima parte della maturazione. L’infezione da parte di patogeni del genere Fusarium risulta un grosso problema soprattutto nelle annate caratterizzate da frequenti precipitazioni durante le fasi fenologiche tra la fioritura e la maturazione del frumento, quale la campagna agraria appena conclusa, che predispongono a elevati attacchi della fusariosi della spiga. Rispetto al seme “nudo”, ovvero non conciato, l’applicazione di una difesa fungicida sul seme in concia permette un aumento della percentuale di piante emerse e in definitiva della densità colturale, espressa come spighe/m2. In sperimentazioni condotte in Piemonte, sia su terreni sciolti e caldi, sia limosi e freddi (quindi tra i più difficili per lo sviluppo iniziale del frumento tenero l’impiego di semente conciata con fungicida ha determinato nei confronti del testimone non conciato un aumento medio del 33% e del 8% rispettivamente per la percentuale di emergenza e della densità colturale di spighe alla raccolta. Come atteso, la variabilità riscontrata tra le diverse esperienze è dipesa largamente dal tipo di suolo, dall’epoca di semina e dall’andamento meteorologico delle settimane successive la stessa semina. Ciò nondimeno vantaggi di omogeneità delle emergenze e di densità in campo all’ingresso dell’inverno sono sempre state osservate. In queste ricerche, la concia fungicida dimostra, soprattutto nelle condizioni agronomiche di emergenze più lente, un maggior vigore vegetativo rispetto alla semente non conciata, che risulta essere evidente con maggiore chiarezza allo stadio fenologico tra la fine dell’accestimento e le fasi fenologiche di levata e botticella.